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Tre bombe su una scuola di Deir al-Balah, ora rifugio per gli sfollati: 30 palestinesi uccisi. A Gaza è successo già 200 volte. Attacchi anche a nord: Israele colpisce il Libano, poi missili sul Golan occupato. Undici vittime nella città drusa, Hezbollah nega: non siamo stati noi

SENZA APPELLO. Colpito l’istituto Khadija a Deir al-Balah, ospitava 4mila sfollati. Israele: era un centro di Hamas. Ma, di nuovo, non fornisce prove. In Cisgiordania feriti due bambini a Ramallah, ucciso un 17enne da un drone nel campo profughi di Balata

La scuola Khadija di Deir al Balah colpita ieri foto ZumaPress/Omar Ashtawy La scuola Khadija di Deir al Balah colpita ieri - ZumaPress/Omar Ashtawy

«Non so dove sia mia figlia. I suoi vestiti e le sue cose sono laggiù, distrutti, ma non so se è stata soccorsa, se è morta, se sta bene. Non so dove sia». È il racconto di una donna, Umm Ahmed Fayed, all’agenzia Middle East Eye. Nel video continua a parlare, dice che la scuola era «piena di sfollati da ogni parte di Gaza, tanti amputati, sulle sedie a rotelle». Umm Ahmed si era allontanata, era andata a preparare del cibo in una tenda: la scuola veniva usata per dormire, per rendere un po’ meno opprimente il caldo estivo.

È SUCCESSO di mattina, come altre duecento volte prima: un bombardamento israeliano ha centrato una scuola, l’istituto femminile Khadija a Deir al-Balah. Nelle aule oggi vivono 4mila persone, ci è stata allestita dentro anche una clinica da campo. Come ogni altra scuola di Gaza, dal 7 ottobre è un rifugio per sfollati, l’intera o quasi popolazione dell’enclave.

A marzo scorso l’Onu aveva contato almeno 200 scuole prese di mira dai raid israeliani. Ne sono seguite tante altre. Nel bombardamento di ieri sono stati uccisi almeno

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Netanyahu chiude il viaggio negli Usa a Mar-a-Lago, ed è un voto per Trump. Che ringrazia e promette sobriamente che se vince «risolverà tutto in fretta», altrimenti «si andrà verso la terza guerra mondiale»

L'ENDORSEMENT. La visita del premier israeliano a Mar-a-Lago. Dove The Donald promette «pace in Medioriente e fine dell’antisemitismo»

Amici come prima. Bibi fa campagna elettorale per Trump L’incontro in Florida di Trump e Netanyahu foto di Alex Brandon/Ap

Dopo il discorso al Congresso e gli incontri con il presidente Joe Biden e la sua vice, nonché candidata democratica Kamala Harris, il premier israeliano Benyamin Netanyahu è arrivato in Florida, a Palm Beach, per incontrare Donald Trump a Mar-a-Lago, mentre un piccolo gruppo di manifestanti sventolava per protesta bandiere della Palestina.

«Se vinciamo, sarà molto semplice. Si risolverà tutto e molto rapidamente – ha detto Trump ai giornalisti all’inizio dell’incontro – Se così non sarà, ci ritroveremo con grandi guerre in Medio Oriente e forse una terza guerra mondiale. Non siamo mai stati così vicini a una terza guerra mondiale, e lo siamo perché abbiamo persone incompetenti alla guida del nostro Paese». «Trump si è impegnato a portare la pace in Medioriente e combattere l’antisemitismo» ha detto il premier israeliano ringraziando il tycoon dopo l’incontro.

TRUMP, che in passato è stato critico nei confronti di Netanyahu dopo l’attacco del 7 ottobre, ieri ha sottolineato il suo sostegno a Israele: «Abbiamo avuto un buon rapporto. Sono stato molto buono con Israele, meglio di qualsiasi altro presidente», ha detto ricordando lo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme e gli Accordi di Abramo.

Quale siano le preferenze di Netanyahu non è un mistero: in Florida sarà ospite di Turning Point Action, un think tank conservatore che vuole riportare il tycoon alla Casa bianca, dove terrà un discorso. Questo è ilprimo incontro fra i due da quando Trump ha perso le elezioni, e Netanyahu è stato uno dei primi leader internazionali a congratularsi con Biden per la vittoria. Per un candidato sconfitto che non ha mai ammesso di aver perso, quello è stato un affronto che ha portato Trump a dichiarare: «Bibi avrebbe potuto rimanere in silenzio, ha commesso un terribile errore».

Stando alla stampa israeliana, i due in questi 4 anni non si sono mai neanche sentiti al telefono, ma il silenzio è stato rotto di recente, da una telefonata fatta da Netanyahu a Trump per augurargli un buon 4 luglio.

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“Il governo ha bocciato gli emendamenti al DL Ricostruzione che prevedevano l’aumento da 6.000 a 30.000 euro del tetto previsto per i rimborsi dei beni mobili delle famiglie romagnole distrutti dall’alluvione"

 

“Il governo ha bocciato gli emendamenti al DL Ricostruzione che prevedevano l’aumento da 6.000 a 30.000 euro del tetto previsto per i rimborsi dei beni mobili delle famiglie romagnole distrutti dall’alluvione, il sostegno alle attività economiche e la messa in sicurezza del territorio": così in una nota il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti. Che continua: "Emendamenti che portavano la mia prima firma, richiesti con forza dal territorio e che erano stati sottoscritti da tutte le forze di opposizione. Provo rabbia e indignazione per questa decisione scellerata che politicamente significa una cosa precisa: il governo Meloni ha deciso di abbandonare i romagnoli, le cui vite sono state travolte dall’alluvione e le cui case sono state spazzate via dalla furia di fiumi, fango e pioggia".

Ed ancora: "Come può una famiglia riarredare una casa da zero con 6.000 euro? L’emendamento proposto, che prevedeva di stanziare 30.000 euro come tetto, era la risposta per garantire una ripartenza dignitosa a chi ha perso tutto. Ma questi emendamenti, così come i beni di quelle famiglie, sono stati gettati nel fango da questo governo inadatto e incapace che una volta di più dimostra di essere lontano dai bisogni delle persone, dalle necessità di chi è vulnerabile e debole. Un esecutivo che, insieme alle forze che lo sostengono, meriterebbe di essere travolto dall’indignazione dei romagnoli con la stessa forza con cui il fango del maggio 2023 ha travolto la nostra meravigliosa terra”.

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AL FRONTE - Sono impiegate sia da Zelensky che da Putin

LEGGI – Bombe a grappolo. Usa per Kiev stoccate in Germania. E in Italia? L’annuncio risale ad un anno fa, nei primi giorni del luglio 2023. Gli Stati Uniti ammettevano di aver preso in considerazione l’invio di “cluster bombs” – bombe a grappolo – all’Ucraina, per fronteggiare i russi. Una decisione che fece molto discutere: […]

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EGITTO. Marriott apre nel centro dove sono stati massacrati centinaia di migliaia di egiziani. E dov’è stato torturato e ucciso Giulio Regeni. Il racconto di Hossam: «Leggere che quel luogo diverrà un albergo è un insulto. Forse la stanza dove sono stato torturato diventerà una sauna. È qualcosa che mi tormenta»

Il 29 gennaio 2011 i manifestanti marciano da piazza Tahrir verso il compound dei servizi a Lazoughly e tentano di assaltarlo. La polizia li ferma foto di Hossam el-Hamalawy Il 29 gennaio 2011 i manifestanti marciano da piazza Tahrir verso il compound dei servizi a Lazoughly e tentano di assaltarlo. La polizia li ferma - Hossam el-Hamalawy

Piazza Lazoughly dista dodici minuti a piedi da piazza Tahrir, una decina dall’American University del Cairo. La statua dedicata a Mohamed Bey Lazoughly, dignitario di Mohammed Ali Pasha alla fine dell’Ottocento, in mano la spada e in testa il turbante, è sovrastata da due enormi edifici. Uno dei due passerà dall’essere il più angosciante incubo di ogni egiziano ad asettico sogno per turisti.

Secondo quanto riportato dalla stampa egiziana, la catena alberghiera Marriott International aprirà – insieme all’egiziana Reliance Ventures – un hotel nell’ex quartier generale del ministero degli interni e della sicurezza interna, l’ex Ssis, dissolta dopo la rivoluzione del 2011 per rispuntare come Homeland Security, o National Security Agency (Nsa).

IN QUELL’EDIFICIO sono stati detenuti e torturati centinaia di migliaia di egiziani. In quell’edificio, nella stanza 13, è stato torturato e ucciso Giulio Regeni. «(Il teste epsilon) ha visto lì Regeni con due ufficiali e due agenti, c’erano catene di ferro, lui era mezzo nudo e aveva segni di tortura, delirava nella sua lingua. Un ragazzo molto magro, sdraiato per terra, con il viso riverso con manette che lo tenevano a terra, segni di arrossamento sulla schiena. Non l’ha riconosciuto subito ma 4-5 giorni dopo vedendo le foto sui giornali ha capito che era lui».

Con queste parole il 10 dicembre 2020 il sostituto procuratore Sergio Colaiocco dava conto alla Commissione parlamentare d’inchiesta dei nove giorni trascorsi dal ricercatore italiano nelle mani dei suoi aguzzini, dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016, quando il suo corpo massacrato fu ritrovato lungo l’autostrada tra Il Cairo e Alessandria.

Forte di testimonianze come quelle di «epsilon», per 15 anni dentro l’Nsa, la Procura di Roma ha potuto chiudere le indagini preliminari e rinviato a giudizio i quattro agenti ritenuti responsabili della sparizione, le torture e l’uccisione di Regeni e oggi a processo in contumacia: il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif.

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SANITÀ. La Camera ha approvato con 171 sì e 122 no. Schlein: «Non sarà uno spot pre elettorale a limitare 10 milioni di prestazioni inevase»

 La corsia di un ospedale a Milano - Lapresse

Il decreto che punta a ridurre le liste d’attesa per visite e interventi medici è legge. Dopo l’ok del Senato, ieri la Camera ha approvato la conversione con 171 sì e 122 no. Il provvedimento punta a ridurre i tempi di attesa per i cittadini con l’estensione delle prenotazioni ai fine settimana e l’unificazione dei Cup, che dovranno prendere appuntamenti anche per le strutture private. Il decreto prevede incentivi fiscali per i medici che svolgeranno ore aggiuntive e abbatte alcuni tetti di spesa imposti alle Regioni. Infine, istituisce un osservatorio di monitoraggio delle liste d’attesa, anche se toccherà alle Regioni prendere l’iniziativa nei casi di inadempienza rispetto ai tempi stabiliti per legge per l’erogazione delle prestazioni.

PIÙ SODDISFATTO che creativo il ministro Schillaci: «Diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al servizio sanitario nazionale». La voglia di ombrellone è palpabile. Il rischio di una maratona agostana però è stato evitato. L’iter del provvedimento è stato più lineare di quanto temeva Palazzo Chigi. Non c’è stato bisogno di porre la questione di fiducia per la cinquantanovesima volta per rispettare la scadenza del 6 agosto, ultimo giorno utile per non far decadere il decreto. Dopo le scaramucce iniziali agitate dai governatori leghisti, le Regioni si sono accontentate del passo indietro del governo sui poteri ispettivi, che non verranno più avocati a Roma. Ma hanno messo da parte i malumori sullo scarso finanziamento del decreto, la questione che più impatta sui servizi ai cittadini.

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LE REGIONI potranno infatti acquistare prestazioni supplementari dai privati, chiedere gli straordinari ai medici e assumere nuovi medici, ma all’interno del perimetro fissato dal Fabbisogno Sanitario Nazionale di circa 130 miliardi assegnati dalla legge di bilancio e rimasti invariati. Come ha fatto notare più di un governatore, per tagliare le liste d’attesa sarà dunque necessario impoverire altri servizi, un gioco a somma zero con la salute. «Semmai aumenta la burocrazia, non prevede nuove risorse, nessun piano di assunzioni. È solo un grande bluff» dice Luana Zanella di Avs. «Pretende di risolvere le liste d’attesa senza spendere un euro». Lo conferma l’agitazione degli infermieri proclamata dal sindacato Nursind, che per bocca del segretario Andrea Bottega parla di «mancata attenzione riservata nel decreto» e annuncia uno sciopero in autunno.

PER ANNUNCIARE IL NO del Pd in aula è intervenuta la segretaria Elly Schlein, che ha ricordato il tempismo del decreto partorito nella settimana dalle europee. «Non sarà uno spot pre-elettorale – ha detto – a contenere 10 milioni di prestazioni inevase ad aiutare 4 milioni di persone che aspettano di curarsi». A smentire il ministro della Salute che parla di «misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d’attesa» ci pensa Giovanni Migliore, segretario della Federazione delle Aziende sanitarie ospedaliere, secondo cui il decreto non affronta il problema degli esami inutili che allungano i tempi: «È necessario lavorare con più determinazione per migliorare l’appropiatezza delle richieste di visite ed esami specialistici» sottolinea.

A FAVORE DEL GOVERNO c’è però la situazione di partenza: un’asticella bassissima che farebbe sembrare un successo anche il ripristino di condizioni appena dignitose. Ad esempio, non deve essere difficilissimo garantire un’ecografia all’addome in meno 498 giorni, ovvero quanto si attende oggi nella Asl di Udine secondo il periodico monitoraggio di CittadinanzAttiva. Il rapporto pubblicato ieri dall’associazione presenta diversi casi limite: in Liguria per una visita cardiologica non urgente si aspettano 427 giorni. Ma anche per le visite urgenti, dove l’impatto degli esami inutili è minore, le cose vanno male. A Bari il 91% delle visite in classe B (da erogare entro 10 giorni) avviene fuori tempo massimo. Nella Asl Napoli 1 l’86% di quelle oncologiche.

DA NORD A SUD, non mancano però le macchie di leopardo di colore opposto: in Calabria, ad esempio, prenotare una visita in tempi celeri è facilissimo, secondo i dati forniti dalla Regione. Merito dei medici cubani? CittadinanzAttiva ha qualche dubbio: «Ci si chiede se l’attendibilità della piattaforma sia reale o se siano necessari ulteriori approfondimenti»

 

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