Balneari. Due ore di serrata, a partire dalle 7.30, ma la situazione non cambia. E i correttivi della destra non funzionano: la proroga al 2030 dove le spiagge sono occupate per meno del 25% è vietata dall’Ue
Si narra di una Giorgia Meloni inviperita, nel resort a 5 stelle dove sta trascorrendo le vacanze in Puglia. Dopo averle creduto, i balneari ora le sono quasi tutti contro. Secondo Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, gli organizzatori della serrata di ieri, l’80% dei concessionari ha aderito all’iniziativa che contestava l’inerzia del governo. D’altronde il sacrificio era minimo, tenere chiusi gli ombrelloni fino alle 9.30. Sta di fatto che, mentre prima la categoria andava d’amore e d’accordo col centrodestra, ora la rottura è evidente.
IL VOLTAFACCIA DI FDI è clamoroso, ma il testo a cui sta lavorando lo è ancora di più. L’idea è di intervenire a fine agosto nel dl Salva infrazioni. In campagna elettorale Meloni si impegnava a salvare i balneari dalle gare, mentre oggi ha sul tavolo una bozza che disciplina i bandi. Ma con le concessioni scadute per la legge Concorrenza di Draghi, il diritto Ue non prevede altra strada. La premier ha avuto la faccia tosta di promettere l’impossibile e ora si trova nell’imbarazzante situazione di doverci mettere una pezza, senza andare contro Bruxelles. Una missione difficile, soprattutto se è in mano a Raffaele Fitto.
IL MINISTRO agli Affari europei ha un vecchio conto in sospeso coi balneari: quando nel 2009 firmò il primo ddl per introdurre i bandi delle concessioni, ricevette lanci di monetine dagli operatori contrari. Erano i tempi dell’ultimo governo Berlusconi, quando iniziò la lunga serie di proroghe. Difficile credere che oggi l’ultraeuropeista Fitto sia disposto a puntare i piedi contro l’Ue. Rispetto ad allora, a pretendere di tenere le concessioni per sempre sono rimasti in pochi. La maggioranza delle associazioni balneari si è dichiarata pronta ad affrontare i bandi, ma chiede gli indennizzi economici per i titolari uscenti.
LA LEGGE ATTUALE non li contempla; anzi il Codice della navigazione impone che al termine della concessione, il gestore restituisca l’area come l’ha avuta decenni fa, ovvero con la sola sabbia. In alternativa, lo stato può diventare proprietario delle strutture a titolo gratuito. La legge Draghi ha introdotto gli indennizzi solo in linea di principio e l’attuale governo deve stabilire i criteri di calcolo. Se non lo ha ancora fatto, è perché ciò significa accettare per implicito i bandi e dunque ammettere di non avere mantenuto le promesse. Ma ora per Meloni è l’unico modo per accontentare almeno in parte i balneari.
LE DIFFICOLTÀ sono però molteplici. Il valore di uno stabilimento è un calcolo complesso e non si sa se dovrà farlo un perito indipendente o nominato dal concessionario. Inoltre, la direttiva Bolkestein proibisce qualsiasi preferenza agli attuali gestori, come potrebbero essere gli indennizzi. Ma c’è di peggio: questo meccanismo di fatto ammetterebbe l’accesso ai bandi solo ai balneari storici o ai grandi capitali. Nelle aree di maggiore pregio turistico il valore di uno stabilimento può superare i 2 milioni e ciò taglierebbe fuori la piccola imprenditoria locale che vuole entrare nel settore. Ma a Meloni non sembra interessare; anzi, fosse per lei, metterebbe tutte le coste italiane in concessione. Con la sua mappatura di ottobre, voleva far credere all’Ue che solo il 33% dei litorali è occupato e che fosse possibile garantire la concorrenza facendo aprire nuove imprese sulle aree libere, senza toccare quelle esistenti.
LA TESI È STATA RESPINTA al mittente, con tanto di procedura di infrazione. Secondo Bruxelles, la disponibilità della risorsa va calcolata con parametri qualitativi, cioè distinguendo le coste sature da quelle libere. Il governo ci starebbe provando, ma anche in questo fa acqua da tutte le parti. Palazzo Chigi vorrebbe approvare una proroga al 2030 solo nelle regioni in cui le spiagge sono occupate per meno del 25%, ma sarebbe comunque un rinnovo automatico, proibito dal diritto europeo. Il Consiglio di Stato, che ha già cancellato la proroga al 2033 del primo governo Conte, annullerebbe la norma nel giro di pochi giorni.
SECONDO UNIONCAMERE gli stabilimenti balneari nel 2023 erano 7.244, con un aumento di quasi 1.500 unità in 13 anni. La spiaggia è una risorsa sempre più scarsa e anziché sfruttarla, sarebbe meglio preservarla. Chissà che Meloni non ci mediti sopra dal suo resort
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A Parigi si chiudono le olimpiadi, a Washington si riapre la campagna elettorale. Le folle entusiaste ai comizi di Harris allarmano Trump, solitario e confuso a Mar-a-Lago. Si rifugia negli insulti e tace sull’aborto. Pur di attirare l’attenzione, accetta il dibattito tv
Giochi aperti. Le tv statunitensi mettono a confronto il comizio della democratica in mezzo alla gente e la conferenza solitaria del repubblicano. Il tycoon spiazzato dall’abbandono di Biden cerca di attirare l’attenzione riscrivendo la realtà
L’ultima conferenza stampa di Donald Trump, giovedì scorso, a Mar-a-Lago - Ap/Alex Brandon
Dopo alcuni tentennamenti Donald Trump ha ceduto: anche se il candidato democratico è cambiato, il 10 settembre farà il dibattito con Kamala Harris su ABC. Parlando dal suo resort di Mar-a-Lago in Florida, Trump ha detto che «non vede l’ora» di discutere con Harris e ha rilanciato, chiedendo non uno ma tre dibattiti televisivi, uno dei quali sull’emittente amica Fox news.
Dal canto suo Harris ha confermato la sua partecipazione alla resa dei conti del 10 settembre: sarà «felice» di confrontarsi con il tycoon anche in ulteriori dibattiti. I dettagli su luoghi, regole e moderatori saranno determinati e resi noti nelle prossime settimane.
Da quando Joe Biden si è ritirato dalla corsa e la sua vice è diventata candidata democratica alla presidenza, Trump ha cercato di ricalibrare tutta la sua campagna presidenziale. La conferenza stampa organizzata nella sua tenuta di Mar-a-Lago è sembrata un palese tentativo di riacquistare l’attenzione dei media che ora si è spostata tutta sui democratici.
È STATO il primo incontro con la stampa dopo molto tempo, ma l’intera faccenda è sembrata molto più uno sfogo personale di Trump che il discorso su temi politici di un candidato presidenziale, mentre la sua rivale e il suo vice sono impegnati in un giro di comizi che sembrano quelli di rock band in tour, visto l’entusiasmo con cui vengono accolti.
Questo parallelo stridente è stato sottolineato da tutti i principali canali tv che hanno coperto entrambi gli eventi in contemporanea, ricorrendo allo split screen: metà schermo dedicato alla conferenza di Trump e metà al comizio del ticket democratico.
Così si è visto Trump solo, sul palco vuoto, con uno sfondo di bandiere statunitensi, rispondere in modo erratico alle domande e insistere su quanto la sua campagna sia in realtà più animata, di successo e seguita di quella democratica, mentre Harris e Tim Walz parlavano a migliaia di sostenitori che scandivano i loro nomi ed esplodevano in applausi ogni due minuti.
Durante il comizio al suo solito Trump ha insultato
Commenta (0 Commenti)Invado Avanti. Khan Yunis sotto attacco. Colpite due scuole. Si media per evitare una guerra regionale. Netanyahu chiede scusa per il 7 ottobre e intanto revoca l’accredito a otto diplomatici della Norvegia presso l’Anp di Abu Mazen
Gaza. L'attacco al campo profughi di Al Bureji - Ansa
Gli abitanti di Khan Yunis ieri, all’improvviso, sono stati costretti, su ordine dell’esercito israeliano, a sfollare di nuovo prima dell’ennesima operazione militare israeliana nella seconda città per importanza della Striscia di Gaza. I bombardamenti aerei, nel frattempo, si sono fatti ancora più intensi e hanno colpito altre due scuole piene di famiglie, descritte da Israele come «centri di comando dei terroristi». Da una settimana non si parla d’altro che dell’attacco dell’Iran e di Hezbollah in risposta alle uccisioni compiute da Israele del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del comandante militare del movimento sciita libanese Fuad Shukr. Ma a Gaza, ogni giorno da 10 mesi, l’offensiva militare israeliana fa decine di vittime. Ieri almeno 40 persone sono morte sotto le bombe. Israele intanto ha revocato lo status diplomatico a otto rappresentanti della Norvegia presso l’Autorità nazionale palestinese. Si tratta di una mossa punitiva per il riconoscimento norvegese dello Stato di Palestina. Oslo ha annunciato che adotterà misure nei confronti del governo Netanyahu.
F-16 e droni israeliani hanno colpito un gruppo di case del blocco 12 nel campo profughi palestinese di Al Bureij uccidendo almeno 16 persone, tra cui donne e bambini. Nel vicino campo di Al-Nuseirat hanno ucciso quattro persone. Altri cinque palestinesi sono morti in un bombardamento a Gaza city, uno a Khan Yunis. Poche ore dopo, almeno 15 palestinesi sono stati uccisi e 30 feriti nell’attacco a due scuole a est di Gaza City, la Abdel Fattah Hamouda e la Al Zahra nel quartiere Tuffah di Gaza City. Per Israele erano rifugi di Hamas, per i suoi uomini e per l’addestramento di nuovi combattenti in sostituzione di quelli impiegati nell’attacco del 7 ottobre – in cui sono stati uccisi 1.139 israeliani e sequestrati 250 -, morti in scontri a fuoco e bombardamenti nei passati 10 mesi. In quelle scuole però ci sono anche migliaia di sfollati palestinesi e il bilancio delle vittime anche ieri include in maggioranza civili, almeno 40. Gli attacchi alle scuole o agli edifici adiacenti si ripetono da settimane nonostante le proteste dell’Onu e delle agenzie umanitarie internazionali. Hamas e il Jihad islami negano di usare le scuole come postazioni militari e rifugi per i combattenti.
Decine di palestinesi in lacrime hanno affollato ieri l’ospedale Nasser di Khan Younis per dare l’ultimo saluto alle ultime decine di uccisi prima della sepoltura. I video postati in rete mostrano i parenti che trasportano i corpi dei loro cari in sacchi di plastica di colore bianco con i nomi scritti sopra e che recitano preghiere. Poi assieme ad altre migliaia di civili si sono avviati a piedi e con ogni mezzo disponibile verso la zona di Mawasi, definita un’«area sicura» e che invece ha subito più di un bombardamento. Il più pesante, con decine di morti, è del 13 luglio ed in cui sarebbe rimasto ucciso, secondo Israele, anche il comandante militare di Hamas. Mohammed Deif.
Anche ieri sono continuati i contatti diplomatici per evitare che la reazione di Iran e Hezbollah attesa da giorni, sfoci in una guerra aperta con Israele. Il governo Netanyahu ha fatto sapere che Israele, se subirà un attacco con vittime civili, metterà in atto una rappresaglia catastrofica contro Libano ed Iran. Il ministro della Difesa Gallant ha anche inviato una lettera ai libanesi in cui addossa la responsabilità per l’escalation in corso non all’assassinio di Shukr e Haniyah solo a Hezbollah e giustifica gli attacchi di Israele che hanno fatto centinaia di morti in Libano del sud. I rappresentanti di vari paesi starebbero elaborando un piano per porre fine all’offensiva israeliana a Gaza che prevederebbe una tregua immediata, anche se non definitiva, in modo da placare la tensione anche in altri scenari di crisi e conflitto. Si tratta solo di indiscrezioni di stampa e la possibilità che si arrivi a una guerra aperta resta concreta. Secondo alcune voci l’Iran con il passare dei giorni starebbe riconsiderando modi e tempi della risposta a Israele. Per altre Hezbollah potrebbe attaccare da solo.
«Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito. Mi scuso». Con queste parole il premier Benyamin Netanyahu in un’intervista alla rivista americana Time, per la prima volta ha chiesto scusa agli israeliani per non aver saputo impedire, assieme alle Forze armate, di intelligence e di sicurezza, l’attacco di Hamas il 7 ottobre. Un fallimento che gran parte degli israeliani attribuiscono al suo governo. Netanyahu, comunque, non si dimette e nell’intervista ribadisce che avvierà una inchiesta sull’accaduto solo al termine della guerra
Commenta (0 Commenti)L'atomo fuggente. Assente anche il nostro ambasciatore. Il sindaco di Nagasaki, Shiro Suzuki, difende la sua scelta di non invitare il rappresentante israeliano, che scatena la diserzione del G7
Il sindaco di Nagasaki Shiro Suzuki - Ap
Quando gli hibakusha parleranno, avranno di fronte anche sedie vuote. Gli ambasciatori dei paesi occidentali del G7 (compreso l’italiano Gianluigi Benedetti) e dell’Unione europea a Tokyo non ascolteranno i sopravvissuti della bomba atomica del 9 agosto 1945, perché non andranno a Nagasaki. La decisione di inviare funzionari di rango minore al 79esimo anniversario del bombardamento nasce dal mancato invito delle autorità cittadine a Israele.
UNA SCELTA che il sindaco Shiro Suzuki ha difeso anche ieri. «È un peccato che i loro ambasciatori non parteciperanno ma non ci sono cambiamenti nella nostra decisione», ha detto in conferenza stampa. Il primo cittadino ha ribadito che non si tratta di una scelta politica ma di «sicurezza» e opportunità, visto che la priorità è condurre la cerimonia «in un’atmosfera pacifica e solenne». Negli scorsi mesi, in Giappone ci sono state diverse manifestazioni di solidarietà a favore di Gaza. Attivisti e sopravvissuti hanno polemizzato con l’amministrazione di Hiroshima per aver invitato Israele alla cerimonia del 6 agosto, che solitamente riceve maggiori attenzioni internazionali. Fuori dall’evento ci sono state anche alcune proteste pacifiche.
Nagasaki ha preso una strada diversa, come spesso accaduto nella sua storia. Porto aperto a portoghesi e olandesi, fu l’unico luogo di scambio commerciale e culturale con l’occidente durante il sakoku, la lunga era dell’isolamento giapponese tra il XVII e il XIX secolo. Fu anche una delle città più ostili al fascismo militarista del secolo scorso. La tragedia dell’atomica ha segnato Nagasaki, in grado comunque di ripartire e uscire anche dall’ombra del suo passato. Un’ombra che però, visti i conflitti in corso, torna a farsi scorgere. Al contrario di Hiroshima, Suzuki ha invitato il vice capo della missione generale della Palestina in Giappone.
«SEGUO tutti i giorni le notizie e piango quando vedo i bambini di Gaza sotto le bombe», dice Kokuyo Nakamura, 99enne sopravvissuta a “Fat Man”, in un’intervista ad AJ+ virale sui social. D’altronde, lo stesso Suzuki divenuto improvvisamente il bersaglio delle critiche occidentali, è il figlio di una coppia di sopravvissuti del bombardamento. La sua decisione dà qualche imbarazzo a Fumio Kishida, che ha fatto del rafforzamento dell’alleanza militare con gli Stati uniti il suo cavallo di battaglia. Il premier dovrebbe comunque essere presente alla cerimonia, prima di partire per un viaggio in Kazakistan e Uzbekistan che lo porterà a presiedere il summit di dialogo tra Giappone e Asia centrale. Prima del tour, ha chiesto al Partito liberaldemocratico di accelerare il dibattito sulla revisione della costituzione pacifista. Se ne parla da tempo, con Tokyo che cerca di adattarsi alle nuove «sfide internazionali» e accelerare il riarmo. Eppure, alla richiesta di individuare i temi da affrontare alle imminenti elezioni interne per il leader del partito di governo, in un sondaggio della Nhk solo il 3% degli intervistati ha menzionato la revisione costituzionale, dando invece priorità all’economia e alla riforma del sistema di finanziamento alle forze politiche.
LA LINEA del governo centrale non convince nemmeno a Okinawa, che ospita la maggior parte delle truppe statunitensi in Giappone. Il governatore Denny Temaki ha appena annunciato che a settembre andrà negli Stati uniti per chiedere una riduzione del contingente militare, definito un «peso eccessivo» anche a causa di una serie di presunti reati (soprattutto di natura sessuale) commessi da personale americano
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Ansa
«Fin dal suo primo articolo la Costituzione della Repubblica stabilisce un vincolo ideale inscindibile tra democrazia e lavoro. Il pieno rispetto della dignità dei lavoratori ne è un principio fondamentale, affermato anche a livello internazionale; un obiettivo che, tuttavia, non è stato ancora pienamente raggiunto», ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 68° anniversario della tragedia di Marcinelle e della 23esima Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
«Marcinelle e le altre tragedie che hanno coinvolto migranti italiani nei cinque continenti costituiscono ancora oggi un monito ineludibile a promuovere la dignità del lavoro», ha detto il Capo dello Stato. Il richiamo è alla strage avvenuta in Belgio l’8 agosto 1956, quando in uno dei condotti principali della miniera di carbone Bois du Cazier scoppiò un incendio che in pochi minuti distrusse tutto l’impianto sotterraneo. Su 275 persone presenti, 262 morirono. 136 erano immigrati italiani.
«Marcinelle è una delle pagine più drammatiche della grande storia dell’emigrazione italiana», ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per la leader Pd Elly Schlein: «Ricordare Marcinelle significa spronare l’Europa affinché si recuperino la solidarietà sociale e politica, i valori di accoglienza e la difesa dei diritti sociali». I sindacati Ue ammoniscono che «ancora oggi migliaia di lavoratori perdono la vita sul luogo di lavoro in incidenti che avrebbero potuto e dovuto essere prevenuti»
Commenta (0 Commenti)Il Gesto dell'Ombrello. Oggi due ore di chiusura. Ma il governo ha mollato la categoria anche se Fdi è in difficoltà. Fitto ha promesso un intervento «Revocate le manifestazione del 19 e 29 agosto»
Con lo sciopero degli ombrelloni, va in scena uno degli atti finali dell’eterna partita sulle concessioni balneari. L’iniziativa è più incisiva sul piano mediatico che pratico: la chiusura sarà infatti solo fino alle 9.30 di oggi, ma lo scopo non era tanto creare un disagio tra i vacanzieri, bensì ottenere l’attenzione pubblica e del governo.
LE CONCESSIONI BALNEARI sono scadute lo scorso 31 dicembre e dovranno essere riassegnate tramite gare pubbliche entro quest’anno. Lo ha deciso la legge concorrenza del governo Draghi, applicando per la prima volta la direttiva europea Bolkestein dopo decenni di proroghe agli stessi titolari. Meloni in campagna elettorale si era impegnata a salvare gli attuali concessionari, ma da quando è a Palazzo Chigi non ha fatto nulla. Nemmeno approvare il decreto attuativo previsto da Draghi per avere regole nazionali sui bandi. Nel frattempo, a novembre l’Ue ha inviato un parere motivato per avviare l’infrazione contro l’Italia.
Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, che hanno organizzato lo sciopero, non sono contrarie alle gare ma vogliono ottenere gli indennizzi economici per i concessionari uscenti. Le due associazioni avevano dato l’ultimatum a Palazzo Chigi, chiedendo un intervento prima della pausa estiva. «Sarebbe bastata una dichiarazione concreta di impegno, ma non è arrivata», spiega il presidente di Fiba Maurizio Rustignoli. Per il presidente del Sib Antonio Capacchione, «l’inazione della premier è incomprensibile e irresponsabile. L’unica spiegazione è la sua incapacità politica».
Mercoledì il ministro agli affari europei Raffaele Fitto, che ha la delega sulla materia, si è limitato a dire che «c’è un confronto sul parere motivato della commissione europea che va avanti, con le sue complessità». Non abbastanza per i balneari, che hanno confermato lo sciopero ma al contempo hanno annullato le
Leggi tutto: Concessioni balneari, una protesta disperata - di Alex Giuzio
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