Il conflitto a est. Mosca non riesce a respingere l’offensiva di Kiev, che va avanti ormai da quattro giorni
Un frame di un video che mostra dei soldati ucraini che festeggiano nei dintorni di Kursk davanti ad un impianto della Gazprom
Per il quarto giorno consecutivo i soldati ucraini si trovano in territorio russo, nella regione di Kursk, e dato il prolungarsi dell’operazione oltreconfine si è iniziato a parlare dei possibili obiettivi di Kiev. La tesi che va per la maggiore al momento è che le truppe di Zelensky vogliano colpire le infrastrutture energetiche russe in modo da «far sentire ai russi sulla propria pelle cosa voglia dire la guerra», come ha dichiarato Zelensky ieri. Gli obiettivi sarebbero due in particolare: il gasdotto che ha un importante snodo nella città russa di Sudzha, a meno di 10 km dal confine e la centrale nucleare di Kursk.
MA ENTRAMBE le ipotesi presentano diversi punti deboli. Per quanto riguarda il gas, bisogna ricordare che parliamo di una tubatura di oltre mille km che, sebbene transiti per la regione di Kursk prima di entrare in territorio straniero, non ha l’unico passaggio in quel luogo. Se Kiev avesse davvero voluto interrompere il transito del gas che dalla Federazione Russa arriva ancora in alcuni Paesi dell’Europa centrale come Ungheria, Slovenia e Austria, avrebbe potuto colpire in molti altri punti, dalla distanza magari, e con un rischio molto minore. Anche se ieri sera alcuni soldati ucraini si sono ripresi proprio di fronte a una sottostazione della Gazprom.
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PER QUANTO RIGUARDA la centrale nucleare di Kursk, una delle infrastrutture energetiche più importanti della Russia occidentale, lo scenario di un possibile sabotaggio alla luce del sole appare ancora più inverosimile. Per danneggiare davvero la rete russa bisognerebbe occupare o distruggere la centrale.
Nel primo caso gli ucraini avrebbero dovuto inviare più uomini e più mezzi e tentare un attacco frontale. Anche se i soldati di Kiev che hanno partecipato all’azione fossero mille come dice il Comandante dello stato maggiore russo Gerasimov e non 3-400 come sostengono ufficiosamente gli ucraini, considerata la copertura aerea di droni e artiglieria e i mezzi corazzati inviati di scorta, non si raggiunge comunque una forza sufficiente a cacciare le difese russe indietro di decine di chilometri e, magari (ma si parla di fantascienza al momento), a occupare la centrale.
La seconda opzione, ovvero la distruzione di alcune strutture della centrale che non danneggino i reattori, plausibilmente delle sottostazioni di scambio, appare assurda. A meno che i vertici ucraini non vogliano rischiare di causare un disastro atomico, che tra l’altro colpirebbe anche i propri cittadini dall’altro lato della frontiera.
Al momento quindi l’ipotesi più realistica resta quella dell’azione eclatante di disturbo. Certo, degli effetti ci sono stati: decine di prigionieri, due elicotteri d’assalto Mi-28 distrutti (l’ultimo ieri) e l’attenzione dei media di tutto il mondo spostata da Gaza all’impreparazione delle guardie di confine russe e alla temerarietà degli ucraini. Inoltre, Kiev non ha mai nascosto i tentativi per costringere Mosca a dislocare altrove alcuni dei reparti di stanza nel Donbass e a Kharkiv in modo da alleggerire il compito dei difensori nell’est che sono pochi e stanchi, anche se tengono le posizioni.
Senza considerare la soddisfazione di poter mostrare al mondo che la Russia non è la potenza militare che Putin vuole far credere. Tutto ciò ha un costo e le autorità ucraine si preparano alla reazione russa da un momento all’altro. Secondo la polizia, «circa 20.000 persone devono essere evacuate» da 28 insediamenti nella regione di Sumy, al confine con Kursk.
INTANTO LA GUERRA continua in territorio ucraino, qualche centinaio di chilometri più a sud. Ieri i missili russi hanno colpito un supermercato a Kostyantynivka, nella parte di Donetsk controllata ancora dagli ucraini, lungo la direttrice che dalla cittadina arriva fino a Pokrovsk, altro obiettivo dell’avanzata di Mosca in quell’area. Il bilancio, nella serata di eiri, è di 14 morti e 44 feriti ma si scavava ancora sotto le macerie. Secondo la Ukrainska Pravda «sono stati danneggiati anche edifici residenziali, negozi e più di una dozzina di automobili»