VERSO LE ELEZIONI. Il gruppo del magnate bretone è stato ammonito dall’Autorità francese dei media per il sostegno al partito di Le Pen e Bardella
Si è conclusa la campagna elettorale per il primo turno delle legislative anticipate francesi. Una campagna d’inedita brevità (appena due settimane), che vede in testa il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, tallonati dal Nuovo Fronte Popolare delle sinistre francesi, con il partito di Macron in terza posizione.
Durante queste due settimane, è emersa tutta la parzialità e tutta la potenza di quello che il New York Times ha definito «Fox News à la française»: ovvero, il gruppo mediatico ultra-reazionario e xenofobo di proprietà del magnate bretone Vincent Bolloré, proprietario di due canali televisivi (C8 e la rete all-news CNews, la più seguita del paese), del colosso del cinema e della tivù Canal+, di settimanali come Paris Match e Le Journal du Dimanche, della radio Europe 1, oltre al gruppo editoriale Hachette. Una galassia che ha fatto una campagna martellante per l’estrema destra, come rilevato dal gendarme delle telecomunicazioni francese, l’Arcom.
In un comunicato diramato giovedì (24 ore prima della fine della campagna elettorale), l’Arcom ha criticato in particolare la radio Europe 1 (acquisita da Bolloré l’anno scorso) e Cyril Hanouna, la star del gruppo Bolloré, titolare di una trasmissione televisiva su C8 e di una radiofonica su Europe 1, quest’ultima creata appositamente per la campagna elettorale.
SECONDO L’ARCOM, nella trasmissione di Hanouna su Europe 1, la sinistra «è stata trattata in maniera sistematicamente critica e virulenta, in termini peggiorativi e oltraggiosi». Tra il 17 e il 26 giugno, l’Arcom ha contabilizzato come su 29 invitati, 16 «rappresentavano o sostenevano dei partiti del blocco dell’estrema destra, contro sette del partito presidenziale e due del Nuovo Fronte Popolare».
Troppo poco, troppo tardi, secondo Claire Sécail, ricercatrice del Cnrs e specialista del polo mediatico reazionario di Bolloré. L’avvertimento dell’Arcom «arriva troppo tardi per il sussulto istituzionale» del quale vi sarebbe bisogno, ha scritto la ricercatrice su X, per la quale si tratta dell’ennesima infornata di «multe inutili» che, alla fine, costituiscono «un via libera all’impunità».
COME HA SCRITTO Le Monde in un articolo di due settimane fa, l’obiettivo della galassia dei media «bollorizzati» è «orchestrare l’alleanza tra l’Rn e la destra tradizionale». Un obiettivo riuscito, vista l’alleanza siglata con Le Pen da Eric Ciotti, il segretario dei Républicains (il partito di centro-destra), malgrado la polemica interna al partito.
Un obiettivo perseguito addirittura in diretta tv: il 15 giugno, durante la trasmissione di punta del canale C8 (proprietà di Bolloré), Cyril Hanouna – sempre lui – ha accolto in studio Sarah Knafo, braccio destro di Éric Zemmour, obbligandola a chiamare al telefono Jordan Bardella, con l’intento di formare una grande coalizione della destra. «Jordan, ci conosciamo da quando abbiamo 17 anni», ha detto Knafo dopo il bip della segreteria telefonica, mentre Hanouna gli tendeva un telefono vicino al viso, «abbiamo adesso un’occasione unica per salvare le nostre idee».
IL PANTAGRUELICO APPETITO di Bolloré non conosce limiti e, ultimamente, sembra costituire un modus operandi volentieri imitato da altri miliardari con agende ultra-reazionarie. Negli ultimi giorni la possibile cessione del settimanale Marianne (conservatore sui temi sociali e sovranista su quelli economici) al miliardario 50enne Pierre-Edouard Stérin, ha suscitato grande indignazione nel mondo del giornalismo francese.
Dopo un’inchiesta pubblicata da Le Monde mercoledì scorso, la redazione di Marianne ha iniziato ieri uno sciopero per chiedere lo stop definitivo a ogni negoziato. Secondo Le Monde, infatti, Stérin avrebbe sostenuto e finanziato alcuni candidati dei Républicains favorevoli all’alleanza con il Rn tramite la propria fondazione personale, oltre ad aver comprato una magione di proprietà dei Le Pen per 2.5 milioni di euro a novembre. Quello che sembrava un «impegno politico personale» si è rivelato essere «una vera e propria strategia» per favorire il Rn, hanno scritto i giornalisti del settimanale in un comunicato diffuso sui social.
IERI POMERIGGIO, il proprietario di Marianne, il magnate Daniel Kretinsky, ha annunciato all’agenzia di stampa Afp di aver messo in pausa i negoziati almeno fino al 21 luglio. I giornalisti, tuttavia, temono che si tratti di una manovra per rimandare la vendita «a un momento nel quale il contesto politico sarà più calmo e la vendita farà meno rumore», ha detto una rappresentante della società dei redattori all’agenzia.
Libertario sui temi economici, Pierre-Edouard Stérin è un cattolico tradizionalista, feroce oppositore del diritto all’aborto e a quello che l’area reazionaria francese chiama wokismo. Non deve stupire, quindi, che figuri tra i finanziatori delle campagne elettorali di Marine Le Pen e di Éric Zemmour del 2022, come ha riportato Le Monde.
A queste sponsorizzazioni, l’estrema destra francese ha saputo aggiungere un elemento: l’abilità nell’utilizzo dei social. L’account TikTok di Jordan Bardella conta, a oggi, 1.7 milioni di abbonati, meno di Macron (4.5 milioni) e di Mélenchon (2.7) ma più di Marine Le Pen (1 milione).
Un successo dovuto alla presenza storica dell’estrema destra su Internet, ma la cui efficacia resta, per ora, ancora incerta, almeno in termini strettamente elettorali: alle europee, tra i 18 e i 24 anni, il partito più votato è stato La France Insoumise, seguita però dal Rn. Una tendenza che ricorda per certi versi la chiusura del «gender gap» operata da Marine Le Pen quando ha preso le redini del partito (che allora si chiamava ancora Front National) nel 2011, riuscendo ad attirare un voto femminile la cui mancanza, fino ad allora, aveva costituito una delle debolezze principali dell’estrema destra francese