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AMARCORD GIALLOROSSO. Reunion ieri alla Camera per il libro sul Covid dell'ex ministro Speranza. Che provoca l'avvocato: su Trump mi hai fatto rizzare i capelli. La leader Pd: l’intesa si può trovare. L’avvocato in retromarcia su The Donald gela la platea: no a cartelli elettorali, ci sono ostacoli da rimuovere. Bersani: se si continua a rinfacciarsi il passato Meloni resta al governo

Pressing Schlein, Conte nicchia: «Per la coalizione serve tempo» Giuseppe Conte e Elly Schlein - LaPresse

C’eravamo tanti amati, a patto che a palazzo Chigi sedesse Giuseppe Conte. Che non ha affatto messo da parte l’idea di tornarci, e questo è forse il succo di due ore di incontro ieri alla Camera con Elly Schlein e Roberto Speranza. Occasione: la presentazione del libro dell’ex ministro della Salute, «Perché guariremo» (Solferino), una sorta di diario politico dell’emergenza Covid.

PER L’OCCASIONE C’È QUASI tutta la sinistra che ha flirtato con Conte, da Bersani a D’Alema e Franceschini, e poi altri ministri di quel governo, Provenzano, Amendola. E ovviamente Schlein, con il chiaro obiettivo di irretire il recalcitrante avvocato in una futuribile coalizione. Sono tutti arrabbiati per il mezzo endorsement dell’avvocato a Trump, che rovina il clima da amarcord giallorosso. A sorpresa, è il timido Speranza a tirare fuori il discorso: «Giuseppe, quando ti ho sentito domenica sera parlare di The Donald in tv mi si sono rizzati i capelli in testa!».

Lui incassa con evidente fastidio. Si parla della gestione Covid, baci e abbracci, i due gestori dell’emergenza mostrano il petto alle destre (più Renzi) che li vogliono incastrare con la commissione parlamentare. «Mi fanno pena», altro fendente di Speranza. «Sarà un boomerang per chi l’ha proposta gli fa eco “Giuseppi”. Che, sotto gli occhi vigili di Bersani e D’Alema, fa una mezza retromarcia su Trump: «Non ho mai detto che lui e Biden sono sullo stesso piano, ci sono più similitudini tra noi e Biden, ho solo detto che se torneremo al governo (cioè lui premier, ndr) dovremo avere buoni relazioni con il presiedente Usa, chiunque sia». Mezzo sollievo in sala. «A me si rizzando i capelli quando vedo un Pd bellicista, e che rinnega la transizione ecologica con gli inceneritori, infilandoci le dita negli occhi. Non siamo qui per farci delle provocazioni».

IL MOMENTO SI FA GRAVE, Conte accusa

il Pd di «vivere male» l’opposizione, «per noi del M5S invece non è un problema». E ancora: «Dobbiamo far capire ai cittadini che non faremo un cartello elettorale come le destre, questa volta non potremo fare un governo per necessità, ma solo se ci sono reali affinità». Il concetto è: «Sulla politica estera e sull’ambiente voglio che ci provochiamo adesso, c’è tempo, dobbiamo dirci parole di verità, l’alternativa va fatta in modo serio, passo dopo passo».

SPERANZA NON CI STA: «Abbiamo già governato insieme, sulla sanità pubblica la pensiamo allo stesso modo, quando si va al cuore delle questioni e si lascia perdere il contorno l’accordo si trova». «O facciamo la fatica di coltivare questo terreno comune, anche pagando dei prezzi, oppure ci teniamo per anni Meloni e Salvini». Schlein è dello stesso avviso, e si sforza di archiviare gli schiaffoni ricevuti dall’avvocato sulla Rai: «Le destre saranno pure divise, ma al dunque la coalizione ce l’hanno, anche nelle regioni si ricompattano».

ANCHE LEI ESCLUDE «intese improvvisate», «tra noi ci sono differenze ma anche molti punti di convergenza, dobbiamo lavorate sul merito dei problemi». Cita la sanità, la scuola, il diritto alla casa, il suo pallino del congedo paritario anche per i padri. «Anche Conte lo ha citato nel discorso di insediamento del secondo governo». Cita l’ambiente, «su un piano per le rinnovabili e per le comunità energetiche l’intesa si trova. Ci sono altri 100 esempi di temi su cui i nostri militanti possono lavorare, da qui emerge una visone comune per il paese». In platea Bersani sussurra: «Se continuiamo a gettarci addosso le accuse che noi lottizzavamo la Rai e loro urlavano “Vaffa” ci teniamo la destra. Mica possiamo stare qui a pettinare le bambole». Prodi ieri ha detto la stessa cosa: «L’avvocato faccia capire dove sta».

IL CORTEGGIAMENTO VERSO Conte sembra un bombardamento. La moderatrice Lucia Ann8nziata incalza: «Quando lo fate l’accordo nelle regioni?». Schlein: «Prima è meglio è». E Conte: «Ci stiamo lavorando, ci sono verifiche in corso, spesso le nostre comunità nei territori non stanno dalla stessa parte (vedi il Piemonte, ma in ballo c’è anche la Basilicata di Speranza, ndr). Da parte nostra non c’è nessuna pregiudiziale, ma ci sono ostacoli da rimuovere». Poi confessa. «Io e Schlein ci sentiamo molto più spesso di quando non scrivano i giornali, vero Elly?».

Lapidaria Annunziata: «Lui è un avvocato, parla senza mai arrivare al punto». Speranza non molla l’osso: «Durante il Conte 2 eravamo molto diversi, e neppure ci conoscevamo, lavorando insieme abbiamo capito di avere un’agenda comune, ora bisogna continuare con testardaggine». Schlein si spertica in lodo per il governo giallorosso e insiste: «Meloni non ha imparato la lezione del Covid, toglie fondi alla sanità, non è vero che l’alternativa non c’è, nostro dovere è lavorare ogni giorno per costruirla». Il leader M5S se ne va visibilmente scocciato, il suo capogruppo Patuanelli sospira: «Speriamo che l’8 giugno arrivi presto». Ma un dirigente dem ammette: «Anche dopo le europee Giuseppe non si rassegnerà, lui vuole fare il leader del centrosinistra»