LA POLEMICA. Cinque milioni di famiglie rischiano il caro-bollette con la fine del "mercato tutelato" decisa dal governo su impulso di una norma contenuta nel Pnrr, le forze politiche si rinfacciano le responsabilità: le opposizioni le hanno condivise quando erano al governo con Conte e Draghi, le destre dopo che hanno capito il problema. In mezzo c'è il Pnrr e la sua idea di economia e società. Sotto chi ne pagherà le conseguenze
Manifestazione contro il caro-bollette - Ansa
Il balletto ipocrita in cui sono impegnate le forze di maggioranza che non vogliono assumersi le responsabilità della fine del mercato tutelato del gas e dell’elettricità e il passaggio brutale a quello «libero» tra gennaio e aprile 2024 decisa dal Consiglio dei ministri ieri ha conosciuto un’altra giravolta.
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DOPO LA LEGA con Salvini anche il partito della presidente del consiglio Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia (Fdi) si è accorta di avere combinato un guaio per 5 milioni di famiglie, questa è la stima, che rischiano di pagare di più le conseguenze di una decisione, dettata dal Pnrr e sottoscritta già al tempo dei governi Conte II e Draghi, che aumenterà i profitti delle aziende del settore mentre la crisi del potere d’acquisto prosegue a causa dell’inflazione.
«SE TECNICAMENTE è possibile, oggi, fare una proroga di un anno, sicuramente il governo la farà” ha detto ieri Tommaso Foti, il capogruppo FdI alla Camera – Ma ci vuole un’autorizzazione europea, perché è l’Italia che si è impegnata. Questa volta – sottolinea ancora – non si può dire che la colpa è dell’Europa. È colpa della maggioranza che governava allora e che ha voluto mettere questo negli obiettivi del Pnrr per la terza rata». «Bisogna trattare con la Commissione europea per ottenere la proroga» ha confermato Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera.
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È UN MODO di posporre il problema. Va cambiato un «punto», così è stato definito, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Lo stesso «punto sfuggito a tutti, fino all’altro ieri. Per questo non è rientrato nelle dettagliate trattative con la Commissione Ue, durate 10 mesi, che hanno modificato il Pnrr. Bisognerà aspettare. Sapendo che a Bruxelles, di solito, non transigono sulla «concorrenza». Basti pensare all’altro problema che ha l’attuale maggioranza: le concessioni dei balneari.
«È UNA SITUAZIONE poco seria» ha commentato il segretario della Cgil Maurizio Landini, Definiamola anche una confusione politica trasversale. Perché la norma in sé, ispirata da una delle «riforme» chieste in cambio dei dobloni del Pnrr, è stata accettata anche da chi oggi è all’opposizione, e fino ad un anno fa era nei governi Draghi – e prima Conte II – che hanno accettato la «riforma» in questione. Non è sufficiente dire, come dicono tra le opposizioni, che la norma era diversa ed è stata adottata in un’altra situazione economica, prima delle guerre in corso e dell’inflazione. L’impoverimento era diffuso già dai tempi del Covid tra chi potrebbe essere colpito ora sull’energia Quei governi hanno pensato di risolvere il problema con i bonus a tempo. La povertà sarebbe scomparsa. Al resto avrebbe pensato il Pnrr di cui si attendono i prodigi.
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IL PROBLEMA DEL MERCATO «libero» dell’energia rinvia al disegno generale del Pnrr, un’idea decisionista, neo-liberale e tecnocratica che rischia di approfondire le diseguaglianze. Su questa contraddizione le destre ieri hanno continuato ad attaccare Pd e Cinque Stelle, rimuovendo le proprie responsabilità. In entrambi i casi, maggioranza e opposizioni, sono lontane dall’analizzare i limiti della concezione del Sacro Graal dell’economia, il Pnrr, seguendo alcune tracce che sono emerse in questi mesi da ricerche come quella di Gianfranco Viesti (Riuscirà il Pnrr a rilanciare l’Italia? Donzelli).
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«BENE CHE CI SIANO delle voci all’interno della stessa maggioranza che chiedono una proroga, ma se fanno sul serio votino gli emendamenti presentati dal partito democratico nella nostra manovra alternativa» ha detto Elly Schlein, segretaria del Pd. Proposta astuta che presumibilmente non avrà seguito. Il fronte delle opposizioni, unito sul salario minimo, si è però rotto sull’energia. Carlo Calenda (Azione) ha criticato Schlein («una liceale del centro storico») e Conte (5 Stelle). Per Riccardo Magi (+Europa) sono «demagogici» perché «il 75% è già nel mercato libero. Chi oggi non opta per un gestore, comunque resterà per tre anni con una tariffa amministrata». Come se il problema non fosse anche l’aumento dei prezzi che paga di più chi è più povero.
IL PD, CON CINQUE STELLE Verdi e Sinistra Italiana, ha chiesto un’informativa urgente al ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Quest’ultimo ha chiesto «gradualità» nel passaggio di mercato. Ma il 10 gennaio si partirà con il gas. Quanto all’energia elettrica la speranza del ministro è stata affidata al ministro delegato al Pnrr, Raffaele Fitto: «Confido- ha detto – nella trattativa con l’Ue». Fitto, che non ha visto arrivare il problema e si è lamentato del «paradosso» in cui si trovano le opposizioni. In un paradosso si trova anche lui da quando il Consiglio dei ministri ha approvato ciò che ora si vorrebbe rinviare