ECONOMIA DI GUERRA. L'Autorità di regolazione del mercato avvia un'istruttoria e ha preso provvedimento cautelari contro sette fornitori di energia e gas che hanno modificato unilateralmente i prezzi nel corso del 2022. Le aziende protestano e si difendono. Le associazioni dei consumatori: "Bene, ma non basta. Bisogna intervenire anche sui produttori". Il caso è importante e interessa l'80% del mercato italiano
Bollette impazzite - Ansa
Sono 2,66 milioni i consumatori che hanno già subito aumenti ingiustificati dei prezzi delle bollette di gas ed elettricità da parte di Enel, Eni, Hera, A2a, Edison, Acea e Engie. E altri 4 milioni e 879.836 cittadini potranno ricevere brutte notizie nelle loro bollette. Ad essere danneggiate dal caro bollette registrato nel primo anno dell’economia di guerra potrebbero essere in totale 7 milioni 546.963 persone. Lo sostiene l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha avviato sette procedimenti istruttori e ha deciso di adottare altrettanti provvedimenti cautelari contro le principali società fornitrici di energia elettrica e di gas naturale che rappresentano circa l’ottanta per cento del mercato italiano.
PROVVEDIMENTI analoghi sono stati già adottati contro le società Iren, Dolomiti, E.On e Iberdrola e sono l’esito di un’indagine svolta su 25 imprese da cui è emerso che solo circa la metà degli operatori ha rispettato la legge evitando di modificare le proprie condizioni dopo il 10 agosto 2022, giorno in cui è entrato in vigore il «decreto aiuti bis», o ha revocato gli aumenti illecitamente applicati. Le imprese dovranno sospendere l’applicazione delle nuove condizioni economiche, mantenendo o ripristinando i prezzi praticati prima di quella data. Alle imprese è stata contestata la mancata sospensione delle comunicazioni di proposta di modifica unilaterale delle condizioni economiche, inviate prima di agosto e, quelle che hanno aggiornato o rinnovato i prezzi di fornitura, di carattere peggiorativo. Cambiamenti che sono stati giustificati sulla base di una scadenza delle offerte a prezzo fisso. Ad Acea in particolare è stata anche contestata la modifica unilaterale del prezzo di fornitura perché è stata inviata prima dell’entrata in vigore del «Decreto Aiuti bis» e non è stata «perfezionata» prima della stessa data. Entro sette giorni, le imprese potranno difendersi e l’Autorità potrà confermare o meno i provvedimenti cautelari. A quel punto dovranno sospendere l’applicazione dei nuovi prezzi, mantenendo o ripristinando quelli praticati prima del 10 agosto 2022. Inoltre dovranno comunicare all’Autorità le misure che adotteranno. La risposta delle aziende non si è fatta attendere. Edison sostiene di non avere mai fatto modifiche unilaterali e che l’interpretazione del decreto è «illegittima». Così ieri hanno fatto Hera e A2a. Quest’ultima sostiene di avere permesso un risparmio «di circa 520 milioni di euro rispetto ai prezzi del mercato tutelato nei primi 9 mesi del 2022».
LE ASSOCIAZIONI dei consumatori ieri sono entrate in ebollizione dopo l’annuncio. Assoutenti ha chiesto di chiarire quali potrebbero essere le modalità di un eventuale rimborso e ha posto il problema dell’organizzazione del mercato capitalistico dell’energia. Per capire il senso di questa notizia bisogna partire dalla distinzione tra fornitori e venditori. Le imprese interessate dai provvedimenti dell’Autorità sono i venditori che «hanno comprato l’energia ad un determinato prezzo più caro e lo hanno venduto sottocosto qualora abbiano obblighi contrattuali a tariffe fisse» sostiene il presidente di Assoutenti Furio Truzzi. «Tale richiesta però – aggiunge – è immotivata in presenza di scadenze contrattuali sopravvenite senza obbligo di rinnovo automatico. Abbiamo bisogno di uscire dalla confusione e dagli annunci clamorosi». A Truzzi risulta che alcuni dei casi esaminati dall’Autorità potrebbero rientrare nella seconda ipotesi. E questo potrebbe portare a un contenzioso infinito con gli utenti senza alcun vantaggio per questi ultimi, a cominciare dagli indennizzi a chi ha subìto l’aumento delle tariffe in maniera unilaterale. Dunque, l’intervento andrebbe fatto anche alla fonte, sui produttori di energia, e non solo sui venditori.
«NON BASTA» sostiene il Codacons che ha annunciato di avere presentato un nuovo esposto a 104 procure per accertare se le pratiche adottate possano configurare «fattispecie penalmente rilevanti, dalla truffa all’appropriazione indebita fino all’interruzione del servizio pubblico». Nel frattempo si resta in attesa anche della decisione del Consiglio di Stato per il 20 dicembre che dovrebbe pronunciarsi sul blocco di tutti gli aumenti di luce e gas nel 2022 e tornare alle tariffe precedenti. Chiesta anche un’istruttoria all’Arera sui «super-profitti» delle aziende e sul reale prezzo pagato per acquistare gas e energia rivenduti ai consumatori a tariffe stratosferiche».
LE IMPRESE «dovrebbero mettere in atto le decisioni del Garante – sostiene Altroconsumo – È bene che gli utenti inviino un reclamo al proprio operatore con un modulo predisposto dall’associazione. Per l’Unione nazionale consumatori il codice di condotta dell’Arera prevede un preavviso non inferiore ai tre mesi. Dunque, visto che la legge è entrata in vigore il 10 agosto, ogni comunicazione delle variazioni dei prezzi successivo al primo maggio «non è più valido». Federconsumatori ha infine ricordato che il blocco delle variazioni contrattuali è ancora valido fino al 30 aprile 2023.