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IL LIMITE IGNOTO. Caro-gas, Mattarella: «Urgente una risposta europea». Salvini: «È ora di rivedere le sanzioni». L’arma letale su cui contano Washington e alleati è il tetto al prezzo del greggio russo, con punizioni per chi non si adegua. Cioè un centinaio di paesi e oltre tre miliardi di persone. A Praga 70mila persone in piazza per chiedere, tra l’altro, la neutralità: è la prima volta in Europa

Bollette in vetrina contro il rincaro a Roma foto LaPresse Bollette in vetrina a Roma contro il rincaro dell'energia - LaPresse

Il decreto contro il caro energia arriverà la settimana prossima. Lo ha annunciato ieri il ministro Cingolani che ha anche affermato con molta forza che il Pnrr può essere “rivisto strada facendo ma riscriverlo non è pensabile”.

I contenuti del dl sono ancora in gestazione. Di certo dovrebbe esserci la cig agevolata per le industrie penalizzate dai rincari dell’energia e delle materie prime e il prolungamento, forse aumentato rispetto all’attuale 25%, del credito d’imposta.

Prima di lunedì, comunque, non sarà possibile quantificare le entrate di luglio e agosto e verificare quanti avranno scelto di pagare l’acconto della tassa extraprofitti entro il 31 agosto.

Senza quei conti per il governo è impossibile sapere con certezza quali sono le coperture a disposizione.

DUE SOLE STRADE non saranno certamente battute: lo scostamento di bilancio, invocato di nuovo a gran voce da Conte ieri e bocciato per bocca del commissario Gentiloni da Bruxelles, e l’introduzione di un tetto solo italiano sul prezzo del gas, reclamata sia da Letta che dal presidente di Confindustria Bonomi.

Draghi e Franco ritengono che si tratterebbe di una mossa suicida: la Russia avrebbe gioco facilissimo nel sospendere subito le forniture di gas per l’Italia.

Sul tema peraltro è intervenuto, nel messaggio d’apertura al Forum di Cernobbio, lo stesso capo dello Stato, indirettamente ma in maniera inequivocabile: “E’ necessaria e urgente una risposta europea all’altezza dei problemi. I singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi”. Un modo palese per sferzare la lentezza dell’Europa ma anche per bocciare tentazioni azzardate.

IL DECRETO che il governo varerà non sarà comunque di proporzioni tali da fronteggiare la crisi di oggi e a maggior ragione quella di domani. Il gasdotto North Stream è chiuso. La fornitura di gas per l’Europa è sospesa. I venti di guerra, ancora finanziaria, si sono fatti impetuosi.

L’eventualità che nei prossimi mesi la crisi peggiori e di parecchio è realistica.

Salvini se ne rende conto e prova ad attaccare sul solo fronte davvero nevralgico che ci sia oggi: quello delle sanzioni: “Molti imprenditori mi stanno chiedendo di rivederle perché è l’unico caso in cui danneggiati sono i sanzionatori. Ci stanno rimettendo gli italiani e guadagnando i russi”.

Nella stragrande maggioranza dei casi le divisioni interne alla destra sono questioni di sfumature amplificate da una campagna elettorale le cui regole implicano anche per i partiti alleati la necessità di provare a rubarsi vicendevolmente i voti. Sulle sanzioni, però, la divaricazione è reale. Si tratta della sola mina che potrebbe far esplodere una destra vincente il 25 settembre. A maggior ragione se la situazione si aggraverà e la crisi morderà ancora più a fondo.

MOLTO DIPENDERÀ dalle scelte che verranno prese nei prossimi giorni. La Ue ha tutte le intenzioni di uscire dal vertice dei ministri dell’Energia del 9 settembre, dopo due riunioni preparatorie nei giorni precedenti, con una proposta di Price Cap sul gas.

Ma, mentre sul disaccoppiamento dei prezzi di elettricità e gas l’accordo c’è ed è solo questione dei tempi necessari per ripensare l’intero sistema, sul tetto per il gas si fronteggiano ipotesi ancora molto distanti: un intervento sul prezzo all’ingrosso sui mercati europei; il tetto solo al prezzo del gas russo sponsorizzato da Draghi e dalla presidente von der Leyen; la copertura da parte degli Stati della differenza tra pezzi all’ingrosso e al dettaglio sostenuta dalla Germania.

Insomma, la partita potrebbe rivelarsi ancora lunga e sulla tenuta della popolazione nessuno scommette a colpo sicuro. Ieri una eterogenea manifestazione di 70mila persone ha protestato a Praga contro il governo di centrodestra chiedendo di riprendere le forniture di gas russo e l’equidistanza tra la Russia e la Nato.

La vera arma letale sulla quale contano gli strateghi di Washington, salutata anche con entusiasmo da Gentiloni, è però il tetto al prezzo del petrolio sino a 30-40 euro al barile.

Per la Russia, che dal petrolio trae il 36% del suo bilancio, il colpo potrebbe essere fatale ma solo se tutti gli acquirenti si adeguassero al ribasso invece che limitarsi a trarre vantaggi della crisi acquistando a prezzo più basso, come già fanno Cina e India.

LO STRUMENTO studiato dal G7 è il divieto di copertura assicurativa per le navi che trasportano petrolio russo comprato a prezzi diversi da quelli fissati.

Non è affatto detto però che basti e la mossa che ha in mente la sottosegretaria al Tesoro Yellen è più drastica: sanzioni secondarie ma durissime sulle aziende che, sotto qualsiasi bandiera, non rispettano il tetto. Una sorta di “politica delle cannoniere” 2.0 che solo a nominarla dovrebbe mettere i brividi, trattandosi di un’affermazione secca di imperiosità assoluta.