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A proposto dei “discutibili” piani infrastrutturali di Italia e Europa per sopperire agli approvvigionamenti russi. Una documentata riflessione contraria

Riceviamo e pubblichiamo questo documentato intervento di Marina Mannuci, ambientalista e attivista ravennate dei movimenti per la lotta al cambiamento climatico, dedicato all’emergenza energetica a seguito della guerra in Ucraina. (da Ravennaedintorni.it)

Nel mese di aprile il Copasir, Comitato parlamentare sulla Sicurezza della Repubblica, ha approvato una relazione sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell’ambito della sicurezza energetica evidenziando le strategie di diversificazione degli approvvigionamenti del gas necessarie per l’affrancamento dell’Italia e dell’Europa dal gas russo.
Avviando interventi di potenziamento infrastrutturale delle interconnessioni fra i paesi Ue, in particolare di quelle verso il nostro Paese, così come delle dorsali che lo attraversano da Sud a Nord superando le attuali strozzature nella rete che limitano la capacità di trasporto del gas, «sarebbe possibile rifornire attraverso l’Italia anche i grandi consumatori europei grazie alla capacità del TAG di operare in regime di flusso inverso» (i gasdotti Trans Austria Gas – TAG 1 e TAG 2 – trasportano gas naturale dal confine Slovacchia/Austria, fino al sud dell’Austria).

Nella relazione si sottolinea anche la necessità che l’Italia promuova, in sede comunitaria, interventi infrastrutturali e adotti una politica per l’Africa volta ad assicurare stabili relazioni con i Paesi del Mediterraneo. A un mese di distanza, in maggio, la Commissione Europea ha pubblicato le misure contenute nel testo del nuovo piano RePowerEu (piano energetico presentato dalla Commissione europea, per eliminare entro pochi anni le importazioni di carbone, gas e petrolio dalla Russia e potenziare gli obiettivi climatici Ue al 2030) che si pongono lo scopo di un’azione europea comune per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde.
I punti positivi del piano sono l’obbligo legale di installare l’energia solare su tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali di dimensioni superiori a 250 mq entro il 2026 e su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029 e la proposta di raddoppiare il tasso di diffusione delle pompe di calore, con un obiettivo di 10 milioni di unità nei prossimi 5 anni.

Mappa Gasdotti Europa

Mappa dei gasdotti in Europa

Non in linea con gli obiettivi che il piano si propone è invece la possibilità per gli Stati Membri di derogare al principio del non arrecare danno significativo all’ambiente per investimenti in petrolio e gas. Il testo del piano riporta, infatti, che un nuovo gasdotto dovrebbe collegare la Catalogna alla Liguria o alla Toscana e che è stato approvato il raddoppio del TAP – Trans Adritic Pipeline. Si tratta di parte del Corridoio Meridionale del Gas che trasporta in Europa il gas naturale del giacimento di Shah Deniz II in Azerbaijan, attraversando il nord della Grecia, l’Albania e il Mare Adriatico prima di approdare nel sud Italia, in Puglia, dove si connette alla rete di distribuzione italiana del gas.

Il progetto di un gasdotto per collegare la Catalogna alla Liguria o alla Toscana sembra poter usufruire di circa 12 miliardi di euro di finanziamenti europei per gasdotti, oleodotti e rigassificatori stanziati dal RePowerEu che dovranno essere spesi per realizzare l’indipendenza dal metano della Russia.
Per la messa in opera e l’incremento dall’attuale capacità del Tap da 10 miliardi di metri cubi a 20 servono cinque anni, più o meno lo stesso tempo necessario per la messa in opera del gasdotto che dovrebbe collegare Spagna e Italia. Snam ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la spagnola Enagas per studiare la fattibilità del gasdotto sottomarino tra la Spagna e Italia, con una capacità «tra i 15 e i 30 miliardi di metri cubi.  La commissione europea privilegia lo stoccaggio autorizzando un investimento per collegare i terminali di importazione di gnl (gas naturale liquefatto) nella penisola iberica e la rete dell’Ue per «contribuire a diversificare l’approvvigionamento di gas nel mercato interno» e «sul lungo termine servire per l’idrogeno rinnovabile».

Rete Gasdotti Italia

Rete dei gasdotti in Italia

Sta di fatto che all’impegno per una spinta all’utilizzo di fonti rinnovabili e all’aumento di efficienza energetica continuano a contrapporsi investimenti nei combustibili fossili, soprattutto gas e, quindi, rigassificatori e gasdotti. Se nel breve periodo è necessario un aumento di forniture di gas utilizzando le infrastrutture esistenti e una riorganizzazione dei rapporti commerciali, la criticità consiste nell’ausilio proposto di nuove infrastrutture con contratti di lungo periodo. Si tratta, infatti, di impianti che oltre a essere incompatibili con i traguardi climatici da raggiungere come da Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, diventeranno rapidamente obsoleti e sempre più costosi man mano che i Paesi Ue avanzeranno nella decarbonizzazione.
Nuove infrastrutture di gas, legate a garanzie pubbliche, con periodi lunghi di ammortamento, infatti, contrastano con il calo della domanda di gas, stimato di circa il 40% entro 2030. Contratti fortemente esposti al rischio di prezzi elevati sono a carico di cittadine/i e imprese e vincolano a costose dipendenze da fonti fossili oltre a non indurre ad abbassare l’altissimo costo del gas in modo strutturale.

Annalisa Perteghella, analista del think tank italiano per il clima “Ecco”, fa notare che ridurre la dipendenza dalla Russia senza ridurre più in generale la dipendenza dal gas, rischia semplicemente di spostare altrove il problema senza raggiungere una soluzione: «Non dobbiamo illuderci che la sola diversificazione dei fornitori sia una soluzione vincente sul lungo periodo. Considerando che la maggior parte dei paesi esportatori è collocata in regioni dalla stabilità solo apparente, come il Mediterraneo o l’Africa subsahariana, non sono da escludere nuovi rischi di interruzione delle forniture in futuro».
Le analisi contenute nelle ricerche dello studio “Accenture-Agici” e dello studio “Ecco” ipotizzano come il nostro Paese potrebbe rinunciare in tempi relativamente rapidi al gas russo con una transizione verde accelerata e senza costruire nuovi impianti fossili.

Lascio a lettrici e lettori la riflessione per comparazione sulle scelte intraprese dalle istituzioni pubbliche del nostro territorio. La crisi energetica richiede la presa in carica di una reale economia verde, scelte di stili di vita sostenibili e, come proponeva Elena Pulcini, «un’etica della cura che comprenda tutto il mondo vivente […]. C’è un legame tra la sfida ecologica e la prospettiva della cura, da sempre uno dei temi portanti del pensiero delle donne. Ed è particolarmente urgente in una fase nella quale prevale a livello globale un revival di violenza sull’inerme – sia esso la natura, l’ambiente, le donne o i migranti. Tutto ciò richiede una capacità di resilienza che le donne hanno sviluppato in secoli di marginalizzazione. Attingere a questa capacità diventa oggi una risorsa preziosa per proporre nuove visioni del mondo: tese alla difesa di ciò che è fragile e vulnerabile, alla solidarietà con chi non ha voce, alla contaminazione con l’altro da sé» (da un’intervista rilasciata da Elena Pulcini, professoressa di Filosofia sociale presso l’Università di Firenze, recentemente scomparsa, durante il Festival della Filosofia di Modena 2019).