Il limite ignoto Il parlamento di Strasburgo dice sì all’invio di testate a lungo raggio a Kiev per colpire in territorio russo. Un atto d’indirizzo, ma simbolico
Ursula von der Leyen e il presidente ucraino Zelensky foto
All’indomani dell’approvazione della Commissione von der Leyen II, l’Eurocamera riunita in seduta plenaria a Strasburgo era attesa al voto su una mozione di sostegno all’Ucraina. Un atto d’indirizzo, cioè non vincolante, ma dal forte valore simbolico.
La mozione mette nero su bianco la posizione dell’assemblea in questa fase del conflitto, segnata sia dal coinvolgimento della Corea del Nord e dai test di nuovi missili balistici russi in Ucraina. Ed è a partire da queste novità che il Parlamento europeo rinnova l’invito a tutta l’Ue e alle capitali europee ad armare Kiev «anche attraverso la fornitura di aerei, missili a lungo raggio compresi i Taurus» nonché «moderni sistemi di difesa come i Patriot e i Samp/t». Si tratta di alcune delle forniture belliche richieste a gran voce dall’Ucraina, ma oggetto di resistenza da parte di diversi paesi Ue.
IL SUPPORTO incondizionato, sia finanziario che armato, all’Ucraina viene esplicitato in tutti i modi dai vertici Ue. È stato anche riconfermato pochi giorni fa in occasione dei 1.000 giorni di guerra, attraverso l’onnipresente slogan «per tutto il tempo necessario», una variazione su tema Draghi, girato ora nella forma che più preme all’Ue. La stessa Eurocamera si era già espressa due volte nel giro di pochi mesi e sempre attraverso lo strumento della mozione. La prima era stata votata addirittura nella prima seduta del nuovo Parlamento, a luglio. La seconda era passata a settembre, quando non erano mancate le polemiche sulla richiesta di permettere a Kiev di poter compire obiettivi militari fuori dal proprio territorio, ovvero in Russia. Quella approvata ieri dall’assemblea a larga maggioranza (390 favorevoli, 135 contrari, 52 astensioni), sembra innalzare ancora più in alto l’asticella dell’aiuto militare a europeo verso Kiev.
SUL TESTO FINALE votano contro soprattutto i gruppi di estrema destra (Sovranisti e Patrioti, compresa Lega e lepenisti) ed estrema sinistra di Left, inclusi gli italiani Lucano, Salis e tutta la componente 5S. I Verdi europei invece si fanno in tre: la maggior parte, compresi i leader Reintke e Eickhout a favore, 3 contrari (gli spagnoli) e alcuni astenuti, fra cui gli italiani Orlando e Scuderi. S&D vota invece a favore (insieme agli altri grandi gruppi: Ppe, Renew, Ecr), inclusa la componente italiana, il Pd, ma con eccezioni nei passaggi considerati più bellicisti.
IL TESTO, IN EFFETTI, conteneva diversi punti delicati. Tanto che, come spesso avviene in casi simili, la votazione si è tenuta per parti separate. Una modalità che rende più complicato interpretare il risultato complessivo e permette alle diverse anime dei gruppi politici di far emergere sfumature e differenze. Ma anche le controversie. Se a settembre il caso era stato quello dei deputati italiani di tutte le famiglie politiche schierati contro l’uso delle armi ucraine oltreconfine, stavolta l’incidente parla tedesco. In un passaggio, il testo della mozione censura la telefonata del cancelliere Scholz a Vladimir Putin. «Quella frase è stata introdotta per volontà degli eurodeputati della Cdu/Csu», spiega al manifesto un esponente S&D. Proprio quei tedeschi che rappresentano la componente più forte all’interno del partito popolare europeo. E proprio quella Germania dove si andrà al voto anticipato a febbraio e il cancelliere uscente Scholz è di nuovo candidato leader dei socialdemocratici. «La componente Spd, è uscita dall’aula al momento del voto su questo punto specifico: non poteva fare altrimenti», ricostruisce la fonte.
L’ATTO DELL’EUROCAMERA si inserisce nel più ampio contesto di un’Europa sempre più armata. Durante il discorso di presentazione dei nuovi commissari prima del voto sul collegio, tenuto mercoledì nell’aula di Strasburgo, von der Leyen ha richiamato la necessità per l’Europa di aumentare lo sforzo bellico. «Se la Russia stanzia il 9% del Pil per la spesa militare e noi l’1,9%, qualcosa di sbagliato c’è». Perfettamente su questa linea gli eurodeputati, dunque, quando ribadiscono come i paesi Ue e gli alleati Nato dovrebbero impegnarsi, sia cooperando tra loro – come stanno cominciando a fare su impulso della Commissione europea attraverso i primi appalti comuni per la fabbricazione di armi e munizioni – che singolarmente, impegnando almeno lo 0.25% del loro Pil.