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Macron e Zelensky anticipano il vertice dei «volenterosi» di oggi a Parigi. Nessuna trattativa: «Mosca firmi la tregua senza condizioni». Per Francia, Germania e Uk l’unica via è quella delle armi. L’Italia dice no all’invio di truppe, ma vuole l’Ucraina nell’autodifesa Nato

La peggior difesa Nell’incontro di oggi la «coalizione dei volenterosi» discuterà dell’invio di un contingente di pace in Ucraina e di Difesa comune

Parigi, Emmanuel Macron riceve all’Eliseo Volodymyr Zelenskyy foto Ap Parigi, Emmanuel Macron riceve all’Eliseo Volodymyr Zelenskyy – foto Ap

I tamburi della guardia d’onore scandiscono il passo svelto di Zelensky che attraversa il cortile dell’Eliseo. Ad attenderlo, con il sorriso soddisfatto del padrone di casa, il presidente francese Macron che evita la stretta di mano istituzionale per cingere l’omologo ucraino in un abbraccio caloroso, da vecchio amico. Foto di rito, mano sul cuore per ringraziare la stampa e via alla preparazione della nuova riunione della «coalizione dei volenterosi» per Kiev.

IL PRIMO MONITO è per la Russia: «Mosca accetti la tregua di 30 giorni concordata a Riad senza precondizioni». E sarebbe già sufficiente per capire cosa dobbiamo aspettarci dall’incontro di oggi. Parigi tenta di accelerare per il progetto di un esercito comune europeo, che deve essere «credibile», e vuole che l’Ucraina sia il perno intorno al quale la nuova alleanza si cementi. Sulla stessa linea, segno evidente di un concerto pre-summit, Berlino e Londra.

«Non dobbiamo lasciarci ingannare dal presidente russo – ha dichiarato la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock – Non può esistere un dialogo in cui il cessate il fuoco è costantemente legato a concessioni e nuove richieste, Mosca accetti un’interruzione delle ostilità completa senza condizioni aggiuntive e a ponga fine ai suoi brutali attacchi contro la popolazione ucraina». Ancora più aggressivo il premier britannico Starmer, per il quale qualsiasi accordo di pace in Ucraina deve prevedere che «la Russia sia chiamata a rispondere per le riprovevoli azioni» commesse durante i tre anni di conflitto. Non c’è dunque da illudersi sui temi che saranno oggi sul tavolo. La troika franco-britannica-tedesca vuole che tutti i presenti sposino la linea dell’intransigenza e che si risolvano ad armarsi contro il nemico comune in quanto, come ha spiegato Macron, «non verranno dettate condizioni sulla pace definitiva perché ne va della sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa». L’Eliseo ritiene che oggi arriveranno a Parigi i rappresentanti di 31 Paesi tra UE e Nato e l’idea è quella di impegnare effettivamente i partecipanti al «perseguimento e al rafforzamento del sostegno militare e finanziario all’Ucraina».

«SIAMO al lavoro per ridisegnare la sicurezza in Europa» ha sentenziato Zelensky, che

nel vertice di oggi ripone molte speranze. Ma nessuno a Kiev si illude sull’eventualità che le decisioni per le trattative con Vladimir Putin saranno influenzate dai «volenterosi» nel formato attuale, Donald Trump ha impostato un «ballo a due» con il Cremlino e così intende portarlo avanti. Tuttavia, gli alleati non statunitensi possono incidere su due aspetti fondamentali delle trattative in atto: quali saranno le posizioni sul campo al momento della firma degli accordi e chi garantirà che le ostilità non riprendano immediatamente. I due miliardi di armamenti annunciati dal capo di stato francese alla vigilia dell’incontro sono un’introduzione importante. Igor Zhovkva alto negoziatore ucraino e uomo di fiducia di Zelensky si è spinto oltre: «Non abbiamo bisogno di una semplice presenza per dimostrare che l’Europa c’è. Non è la quantità che conta… è importante anche la sua prontezza a combattere». E Macron, come evidenziato in un passaggio del suo discorso di ieri sera, sembra ormai essersi convinto che questa sia la linea giusta: il contingente di pace da inviare in Ucraina sarà scelto «sulla base delle scelte nazionali» e «potrebbe essere portate a tenere posizioni nella zona di pace in territorio ucraino: potrebbero essere delle forze di dissuasione». Per Zelensky è «troppo presto» per parlare della composizione di un eventuale corpo di spedizione, ma è indubbio che oggi si tenterà di accelerare in questo senso, o almeno di mostrare unità.

ORA CHE L’ASSENZA dell’Europa dal tavolo negoziale per il cessate il fuoco in Ucraina sembra certa, l’obiettivo primario – per Macron e Starmer soprattutto – è non sparire dai posti che contano nello scacchiere internazionale. In questo senso l’insistenza sul riarmo come «unica garanzia per la sicurezza europea» è diventata una necessità retorica prima che pratica. Si evoca Trump, si minaccia Putin, ma il vero grande assente di oggi è un indirizzo comune che non lasci a opinabili dimostrazioni di forza l’unica possibilità di farci contare qualcosa.