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Striscia continua Distrutto l’istituto ricostruito nel 2017. Bombe sulle sedi Onu. Le panetterie chiudono, palestinesi in fila per il pane che non c’è. Il ministro della difesa Katz annuncia: se Hamas non rilascerà gli ostaggi, l’esercito occuperà permanentemente pezzi di Gaza

L’ospedale Turkish-Palestinian Friendship già in macerie prima dell’esplosione di ieri Getty/Hamza Qraiqea L’ospedale Turkish-Palestinian Friendship già in macerie prima dell’esplosione di ieri – Getty/Hamza Qraiqea

Una gigantesca esplosione ha ridotto in polvere l’enorme struttura dell’ospedale dell’Amicizia turco-palestinese, nel centro di Gaza. Si trattava dell’unica clinica oncologica pubblica della Striscia, ricostruita nel 2017 grazie a 34 milioni di dollari donati da Ankara. Medici senza Frontiere ne aveva denunciato la chiusura il primo novembre 2023, a causa degli attacchi israeliani e della mancanza di carburante e forniture mediche determinate dall’assedio.

SITUATO NEI PRESSI del corridoio Netzarim (che taglia in due Gaza, da est o ovest), l’ospedale era stato occupato dai soldati israeliani che lo avevano convertito in un centro militare. Ieri ne hanno minato le fondamenta e lo hanno fatto saltare in aria. Solo un giorno prima, la ong Human Rights Watch aveva pubblicato un rapporto in cui accusava Israele di crimini di guerra per aver causato morte e sofferenza dei pazienti palestinesi durante le occupazioni delle strutture sanitarie. E si ripetono oggi gli orrori già documentati ieri.

Ma stavolta sappiamo quello che accadrà, ne conosciamo già tutti i passaggi. Quella comunità internazionale che dopo il 7 ottobre 2023 assisteva con sbigottimento alla violenza senza limiti degli attacchi israeliani, oggi sa cosa aspettarsi. E forse intuisce anche che Tel Aviv non si fermerà, perché niente e nessuno l’ha fermata prima.

Non sono bastati 50mila uccisi (senza contare i corpi ancora sotto le macerie), gli appelli delle Nazioni unite, i 18mila bambini ammazzati, i mandati di arresto della Corte penale internazionale, gli attacchi agli operatori umanitari, agli ospedali, alle scuole-rifugio. Ci ritroviamo di nuovo a raccontare tutto questo, seicento vittime da martedì, di cui duecento bambini. Altri due operatori umanitari sono stati uccisi in meno di quattro giorni, almeno sette feriti, di cui cinque in maniera grave.

Medici senza Frontiere ha annunciato la morte del decimo membro del suo staff, Alaa Abd-Elsalam Ali Okal, ucciso martedì da un attacco aereo israeliano a Deir el-Balah. Nella stessa zona, ieri, il bombardamento a un edificio dell’Onu ha ferito gravemente due cittadini francesi. Martedì un operatore era stato ucciso e cinque feriti in un altro edificio Onu. Almeno 280, secondo il segretario generale Antonio Guterres, i membri delle Nazioni unite ammazzati da Israele a Gaza dal 7 ottobre 2023.

Tel Aviv conosce l’esatta posizione di ogni edificio Onu, spostamenti e attività del personale che lavora a Gaza. Dove si bombarda tra le macerie. I filmati che arrivano mostrano i razzi cadere ed esplodere nel mezzo di quartieri devastati, spettrali, già pallidi e smorti, spremuti fino all’ultima goccia di sangue.

I CARRI ARMATI sono entrati senza preavviso a Rafah, nel sud, e a Beit Lahiya, nel nord, preceduti da bombardamenti a tappeto. Non hanno trovato resistenza, a differenza di quanto avvenne alla fine di ottobre del 2023. Gli abitanti hanno raccontato di essere stati sorpresi dall’invasione, avvenuta senza lancio di volantini o avvertimenti di evacuazione. Centinaia di persone sono state nuovamente sfollate da Shujayea e Beit Hanoun. I militari hanno ordinato ai residenti di dirigersi verso lo stadio Yarmouk di Gaza City, un’area sovraffollata di tende e di profughi, dove a migliaia vivono in condizioni disperate.

Più della metà delle ambulanze della Striscia è fuori uso a causa della mancanza di carburante e di attrezzature. La Croce rossa internazionale ha fatto sapere che per il personale della Mezzaluna palestinese sta diventando sempre più difficile fornire cure salvavita e garantire il servizio di trasporto per le emergenze.

L’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei profughi palestinesi, ha annunciato che entro sei giorni non avrà più farina da distribuire e che sei delle venticinque panetterie sostenute dal Programma alimentare mondiale sono già state chiuse, mentre le rimanenti non riescono a soddisfare le necessità degli abitanti, che restano per ore in fila nella speranza di poter ricevere un pezzo di pane.

IN QUESTA SITUAZIONE disperata, il ministro della difesa Israel Katz continua con le sue minacce alla popolazione assediata, annunciando che se Hamas non rilascerà tutti gli ostaggi, l’esercito espanderà l’invasione di Gaza, cacciando gli abitanti e occupando permanentemente aree molto più ampie, che verranno annesse a Israele.

Tel Aviv userà «tutte le pressioni militari e civili», ha dichiarato Katz, compreso il piano di pulizia etnica del presidente degli Stati uniti. L’esercito in serata ha lanciato un «ordine finale» agli abitanti della costa nord, perché abbandonino tutto e vadano via prima che cominci quello che si prospetta essere un pesante attacco aereo.